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I forti rubano la libertà ai deboli... e così sopravvivono! È la dura legge della vita.
—Kuja

Kuja è l’antagonista principale in Final Fantasy IX.

Creato per essere un angelo della morte, è un jenoma inviato sul pianeta Gaya per fomentare conflitti tra i suoi abitanti, e può essere considerato il fratello maggiore di Gidan. Misterioso e calcolatore, agisce in sordina per la prima parte del gioco, manipolando le azioni della regina Brahne e del suo esercito, per poi rivelare le sue vere intenzioni e la sua vera forza al momento opportuno.
Il suo obiettivo è ottenere il potere perduto degli spiriti dell'invocazione per sconfiggere il suo creatore Garland e ottenere il controllo di Tera.

Kuja appare in Dissidia Final Fantasy e Dissidia 012 Final Fantasy come avversario di Gidan e rappresentante malvagio di Final Fantasy IX, ed è apparso anche in alcuni titoli secondari della serie. È anche noto per essere uno dei cattivi più tragici apparsi nella saga di Final Fantasy.

Storia[]

Orphan (crisi)Pericolo Spoiler: Seguono dettagli su trama e/o finale. (Salta sezione)

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Scena I: la creazione[]

Kuja è un jenoma, plasmato da Garland nel 1776, ventiquattro anni prima degli eventi del gioco. Si tratta del primo jenoma con un'anima. La sua creazione fu una conseguenza del piano ideato da Garland per salvare la vita del suo mondo: un processo di fusione tra Tera e il giovane pianeta Gaya, effettuato tramite la sostituzione delle anime dirette al cristallo di Gaya con quelle di Tera.

Il processo, però, avrebbe richiesto diversi secoli, a causa della lunghezza della vita degli abitanti di Gaya. Garland decise perciò di velocizzare la procedura a modo suo. Creò un essere di nome Kuja e lo inviò sul pianeta per spargere guerra e distruzione, in modo da impadronirsi del maggior numero di anime a maggior velocità. In un certo senso è la natura stessa di Kuja a causare la morte.

Dopo averlo visto all'opera, tuttavia, Garland capì che Kuja era un progetto destinato a fallire: avendolo creato direttamente adulto, come aveva fatto con i jenoma fino a quel periodo, notò che egli non avrebbe potuto capire e provare le emozioni umane, e perciò non avrebbe potuto raggiungere lo stato di trance, il massimo potere esistente. Garland decise pertanto di creare un jenoma bambino con le stesse caratteristiche di Kuja e di impiantargli un'anima per renderlo in grado di crescere e sviluppare emozioni complesse che gli avrebbero permesso di raggiungere la trance, rendendolo di fatto superiore a Kuja: Garland chiamò il bambino Gidan.

Garland non aveva mai detto a Kuja del suo ruolo temporaneo di "angelo della morte", destinato a svolgere il suo incarico finchè non fosse stato ultimato il jenoma perfetto, Gidan. Kuja si sentì in qualche modo sfidato da questo bambino, perciò decise di farlo sparire: lo prese di nascosto a Garland e lo abbandonò su Gaya.
Garland fu perciò costretto a continuare a usare Kuja, mentre di nascosto a lui creava un terzo jenoma con le stesse caratteristiche di Gidan, ma femmina. Furioso per il comportamento di Kuja, gli negò ogni possibilità di tornare a Tera. Kuja, decise che non avrebbe mai più eseguito gli ordini del suo padrone e si stabilì nella reggia del deserto, usandola come base di operazioni.

Scena II: vendetta contro Garland[]

L'ultima missione che Kuja portò a termine sotto gli ordini di Garland fu quella di sterminare gli sciamani di Madain Sari: Garland temeva che gli spiriti d'ivocazione di Gaya potessero essere usati contro di lui, e nella situazione in cui Tera si trovava in quel periodo, nè lui nè il suo mondo avrebbero avuto possibilità di sopravvivere a un attacco in massa di quelle creature. Decise pertanto di eliminare il problema alla radice, usando Kuja e il vascello Invincibile per demolire il villaggio e uccidere fino all'ultimo abitante. Accadde però, qualcosa che forse Garland non aveva previsto: Kuja iniziò ad interessarsi di questa pratica nota come evocazione.

Prendendo visione del muro dell'invocazione, Kuja raccolse quante più informazioni sulle creature più potenti. Tra le numerose invocazioni, una in particolare attirò la sua attenzione: Alexander.
Alexander era stato evocato l'ultima volta 500 anni prima degli eventi narrati nel gioco e, data la sua pericolosità, la gemma che permetteva di invocarlo fu spezzata in quattro frammenti e questi furono nascosti in varie parti di Gaya: erano custoditi a Madain Sari, Alexandria, Cleyra e Lindblum. Un essere del genere era perfetto per i suoi piani.

Deciso ad ottenere il potere di questo potentissimo Eidolon, Kuja, apparentemente ancora fedele a Garland, decise di cercarlo. Il motivo principale di questa vendetta era la consapevolezza che se il processo di fusione tra Gaya e Tera fosse stato ultimato, la sua anima non avrebbe più potuto appartenergli e sarebbe divenuto un semplice vascello per un'altra anima che non era la sua, come un qualsiasi jenoma. Preso dal suo infantile egoismo, Kuja trovò quest'idea inconcepibile, e ancora più inconcepibile era l'idea che Gaya e Tera potessero continuare a vivere senza di lui. Kuja sapeva, però, che affrontare Garland da solo non sarebbe stata una buona idea; siccome Garland temeva gli spiriti dell'invocazione, usare Alexander contro di lui lo avrebbe messo in ginocchio. Così Kuja si aspettava, per lo meno.

Il jenoma iniziò con il tempo a rinnegare la sua natura, negando persino di essere un jenoma e nascondendo abilmente la coda, come prova. Completamente distaccato da Garland, anche se apparentemente ancora fedele a lui, Kuja continuò a spargere morte e distruzione, nella sua ricerca dei quattro frammenti della pietra di Alexander.

Atto I[]

scena I: i maghi neri[]

Kuja, però era troppo orgoglioso per reclamare direttamente i quattro frammenti. Decise perciò di puntare sull'astuzia. Un giorno si presentò al cospetto della regina Brahne Raza Alexandros XVI di Alexandria, rimasta recentemente vedova; con la sua raffinata retorica e con il suo fascino, ammaliò la regina al punto tale da convincerla a muovere guerra contro le altre potenze del continente della nebbia.

Kuja cominciò a fornire armi alla regina, delle armi viventi, molto simili ai jenoma: i maghi neri. Questi golem senza cuore erano prodotti in massa in una fabbrica oltre le montagne di Alexandria, sotto il villaggio di Dali. La procedura di fabbricazione era molto simile a quella usata per fabbricare i jenoma, con la sola differenza che questi erano fatti con la "nebbia", i residui di anime di Gaya rilasciati dalle radici dell'albero di Iifa. E' implicito che Kuja sapesse come i jenoma erano prodotti. I maghi neri furono creati con lo scopo primario di attaccare i regni vicini e sottrarre loro i frammenti.

Un'altra cosa che Kuja desiderava dalla regina erano gli spiriti dell'invocazione, ancora addormentati nel corpo della figlioletta di Brahne, la principessa Garnet. Questi spiriti dovevano essere estratti dalla bambina, ma il procedimento non poteva essere attuato finchè la piccola non avesse raggiunto i sedici anni di età. Quando Kuja incontrò la regina, Garnet era poco più di una bambina; pertanto, il jenoma attese nell'ombra finchè non fosse stato il momento. Brahne, però, inebriata dal potere, cominciò a comportarsi in modo strano, preoccupando la figlia, che nel frattempo cresceva in grazia e bellezza.

Kuja e Brahne avevano intanto commissionato due misteriosi individui, i giullari di corte Zon e Son, di attuare il processo di estrazione degli Eidolon quando fosse stata l'ora.

Scena II: L'attacco a Burmesia[]

Quando Garnet compì sedici anni, Brahne decise che era giunto il momento di attuare il suo piano di conquista. Il primo passo: attaccare Burmesia. Usando come pretesto il timore che gli abitanti del regno di Burmesia, dei topi, potessero attaccare il regno di Alexandria, Brahne mobilitò il suo esercito, guidato dalla shogun Beatrix e lo lanciò all'attacco. Qualche giorno prima, la principessa garnet era stata rapita da un gruppo di ladri chiamati Tantarus, di cui faceva parte anche l'ormai diciassettenne Gidan, e aveva incaricato Zon e Son di andarla a recuperare viva e illesa.

Dopo una serie di eventi, Garnet decise di tornare ad Alexandria di sua volontà, nel tentativo di parlare con la madre e farla ragionare. Brahne, intanto, era andata di persona a Burmesia per guidare l'attacco finale. Il regno fu distrutto, ma il frammento di cristallo che la regina e Kuja tanto cercavano non era lì. Davanti alla reggia di Burmesia, dove erano arrivati anche Gidan e i suoi compagni, Kuja si mostrò dopo anni di sotterfugi. Dopo un discorso con Brahne, anche se per lo più parlava da solo, assistette alla sconfitta di Gidan e di Freija Crescent per mano di Beatrix e, probabilmente non riconoscendo il "fratellino", partì a bordo del suo drago argentato senza dire una parola in più.

Scena III: Cleyra e Lindblum[]

La seconda mossa della regina Brahne sarebbe stata invadere il pacifico regno vicino di Burmesia, Cleyra, dove era custodito il frammento di cristallo. Il piano originale prevedeva di lanciare un attacco intimidatorio contro il grande albero dove era stata costruita la città e impossessarsi del cristallo senza fare troppe vittime. Le cose cambiarono quando la regina fu informata della riuscita estrazione degli spiriti dell'invocazione da Garnet. Brahne usò Odino per distruggere Cleyra sotto gli occhi increduli di Beatrix.

In seguito, Garnet fu salvata da Gidan e fuggì da Alexandria. Attraverso una serie di eventi, la principessa apprese delle sue radici di sciamana e capì di essere la figlia adottiva della regina. Usciti da Pinnacle Rocks, Garnet e Gidan ritornarono a Lindblum, solo per trovarsi davanti la città assediata da un altro spirito, Atomos. L'enorme Eidolon distrusse senza alcun problema parte della città, il tutto sotto gli occhi estasiati della regina. Anche il penultimo frammento di cristallo era stato recuperato... Ne mancava solo uno. E il granduca Cid sapeva dove poteva trovarsi.

Scena IV: requiem per Brahne[]

Dalla sua reggia nel continente esterno, Kuja attendeva impaziente il momento giusto per attuare il suo piano. Ora che gli spiriti dell'invocazione appartenevano a Brahne, era solo questione di tempo prima che l'avida regina tentasse di attaccare anche lui. Quello sarebbe stato il momento in cui avrebbe potuto rivelare la sua vera forza.

Quando il gruppo di Gidan, attraverso il Fossil Roo, arrivò nel continente esterno, egli lasciò che raggiungessero l'albero di Iifa, per dare loro un caldo benvenuto dalle radici del gigantesco albero. I protagonisti uccisero Soulcage all'interno di Iifa e causarono la scomparsa della "nebbia".

Proprio in quel momento, la flotta di Brahne arrivò nei pressi di Iifa e, intenzionata ad attaccare Kuja, la regina inviò tutte le forze disponibili per intimidire il jenoma. Kuja, che aveva previsto questo attacco, diede prova della sua potenza evocando mostri dalla poca "nebbia" rimasta e causando numerose perdite all'esercito di Alexandria. Brahne, per tutta risposta, evocò Bahamut per dare una sonora lezione a Kuja. Questo arrivò a fargli quasi male: riuscì ad evitare il Megaflare del re dragone per un soffio, cavandosela con un banale taglietto in fronte. Kuja, allora, evocò l'Invincibile per impossessarsi di Bahamut. Ormai era giunta l'ora. Bahamut, completamente furoi controllo, si rivoltò contro la regina e decimò la flotta reale. La regina Brahne morì poco dopo, tra le braccia della figlia che aveva cercato di uccidere.

Atto II[]

Scena I: l'attacco ad Alexandria[]

Ormai in pieno controllo di uno degli spiriti più potenti di Gaya, Kuja decise che era giunto il momento di passare alla fase 2 del suo piano per togliere di mezzo Garland. Un paio di giorni dopo l'incoronazione di Garnet a nuova regina di Alexandria, il jenoma tornò a farsi vivo nella città. Una fatidica notte, il ragazzo invocò Bahamut sulla città, causando numerose vittime nella furia incontrollata del dragone. Seguendo perfettamente i suoi piani, le invocatrici Garnet ed Eiko Carol riunirono i quattro frammenti di cristallo e richiamarono Alexander in difesa della città. Il verdetto divino del gigantesco Eidolon mise in ginocchio Bahamut in pochi secondi, per l'immensa gioia di Kuja.

Per sottomettere Alexander al suo volere, il jenoma chiamò in causa ancora una volta l'Invincibile, ma questa volta accadde l'imprevisto: Garland era alla guida dell'idrovolante e non era affatto contento di ciò che stava succedendo. Consapevole di come sarebbe andata a finire, Kuja battè in ritirata, proprio mentre l'enorme nave apriva il suo occhio e distruggeva Alexandria e Alexander con essa. Il piano era fallito e Kuja si era ritrovato nuovamente a mani vuote. Ferito più nell'orgoglio che nel corpo, il jenoma ritornò alla sua reggia, dove trovò ad aspettarlo Zon e Son. Ora doveva ripartire daccapo, e c'era solo un posto da cui poteva cominciare, il villaggio dei maghi neri.

Scena II: scacco alla regina[]

Dal momento che Alexander era fuori combattimento, Kuja decise di trovare un sostituto che fosse ancora più forte di lui. Nel frattempo, però, il jenoma stava inconsapevolmente rivelando i suoi piani a vantaggio dei suoi nemici: da qualche tempo aveva "ospite" nel suo castello la moglie dell'arciduca Cid, Hildegarde Fabool, scappata dal regno per un tradimento del marito, con cui spesso si dilungava in sermoni sulla sua superiorità; pieno di sè più che mai, Kuja le aveva rivelato ogni particolare del suo piano senza che la granduchessa le avesse nemmeno fatto una domanda.

Dopo aver reclutato la stragrande maggioranza dei maghi neri del vicino villaggio, attirandoli con promesse del tipo che avrebbe allungato la loro breve vita (cosa impossibile anche per lui), organizzò meticolosamente la sua seconda mossa. Quando Gidan e i suoi compagni raggiunsero la reggia nel deserto, Kuja li imprigionò in celle speciali, il cui pavimento si poteva aprire, che davano proprio su un pozzo di lava. La situazione non era delle migliori, perciò i ragazzi non poterono che accettare la proposta che Kuja fece loro poco dopo. Ormai il jenoma aveva praticamente capito chi era Gidan, ma si comportò come se nulla fosse nei suoi confronti. Lo inviò nel continente dimenticato, per la precisione nella città di Oeilvert, per recuperare un potente artefatto: la pietra di Gulgu.

Scena III: nelle profondità[]

Quando Gidan e i suoi compagni portarono indietro la pietra di Gulgu, Kuja decise di disfarsi di loro con una trappola: avrebbe fatto credere a Gidan che i suoi compagni che erano rimasti lì erano in una cella e che lui li avrebbe liberati se gli avesse consegnato la pietra. In realtà avrebbe ucciso i veri amici di Gidan e avrebbe lasciato il ragazzo con delle copie che probabilmente sarebbero poi diventate dei mostri e avrebbero ucciso lui e i compagni rimasti a tradimento. Quello che Kuja non aveva calcolato era che gli amici in questione si erano già liberati per conto loro, e che proprio in quel momento si stavano dirigendo verso la stanza di Kuja.

Anche se così Kuja non poteva eliminarli come avrebbe voluto, tutto sommato il suo piano non era andato del tutto in fumo: con l'aiuto di Zon e Son, infatti, era riuscito a rapire la piccola Eiko, intenzionato a estirpare i suoi spiriti d'invocazione come aveva fatto con Garnet. Kuja portò la bambina fino a Esto Gaza, nel continente isolato, dove imboccò il passaggio per il monte Gulgu, in vulcano inattivo, nelle cui profondità si trovava un sotterraneo di fattura terana.

Scena IV: l'alternativa[]

All'interno del vulcano Gulgu, Kuja ordinò che fosse dato inizio al processo di estrazione degli spiriti di Eiko. Zon e Son, però, non riuscirono nell'impresa, poichè la bambina era troppo piccola. Quando Kuja ordinò loro di estrarre gli spiriti ance a costo di ucciderla, la piccola moguri Mogu, amichetta di Eiko, si mise in mezzo, sacrificando la propria vita e andando in trance, rivelando così la sua vera forma: lo spirito d'invocazione Madein.

Proprio in quel momento, Gidan e i suoi amici erano giunti nell'enorme sala dove ebbe luogo la trasformazione. Kuja inviò contro di loro Zon e Son, che avevano riacquistato la loro vera forma di Meltyjemini, e si dileguò. Dopo aver assistito alla trasformazione di Mogu in Madein, aveva capito che non aveva bisogno di un fantomatico spirito d'invocazione per sconfiggere Garland: gli sarebbe bastato entrare in trance. Ormai, Kuja aveva capito che cosa fosse questo incredibile potere, derivante dall'esperienza di emozioni complesse, e si sentì in grado di raggiungerlo anche lui. Decise perciò che avrebbe lasciato che Gidan e i suoi compagni lo riportassero a Tera, sicuro che sarebbe stata la loro prossima meta.

In effetti Hilda Fabool, liberata dai protagonisti, aveva rivelato molte cose sul conto di Kuja, cose che era stato lo stesso Kuja a dirgli. Il granduca Cid, ritornato umano, aveva ultimato il nuovo idrovolante Hilda Garde III e Gidan lo usò per viaggiare fino al castello di Ipsen e in seguito fino ai quattro templi degli elementi, dove lui e i suoi amici sconfissero i quattro Kaos e aprirono il passaggio verso Tera.

Atto III[]

Scena I: ritorno a Tera[]

Non appena il passaggio verso Tera nell'isola splendente fu aperto, Kuja colse l'attimo e lo sfruttò per ritornare sul suo pianeta natale. Qui, dopo aver rivisto i luoghi dove era nato, evocò il fedele drago argentato e si mosse in direzione del Pandemonium, la fortezza di Garland.

Nel frattempo, Garland aveva convocato Gidan nel suo palazzo e gli aveva rivelato i misteri sul suo passato e su quello di Kuja. Gli spiegò anche che Kuja aveva rinnegato le sue origini e teneva nascosta la coda in quanto prova della sua identità di jenoma. Nonostante Graland avesse tentato di reclamare l'anima di Gidan, il giovane era sopravvissuto e, grazie al sostegno dei suoi amici, stava risalendo la fortezza per togliere di mezzo Garland una volta per tutte.

Gidan attaccò battaglia con Garland, ma fu Kuja a porvi fine personalmente, scaraventando il suo creatore giù dall'altissima torre. Poco dopo, Kuja sconfisse Gidan e i suoi compagni entrando in trance e schiacciandoli con la potenza di Ultima. Ormai inebriato dal suo potere, Kuja rivelò di aver assorbito le anime raccolte dall'invincibile, inclusa quella della regina Brahne, e affermò di essere ormai divenuto in grado di dominare Gaya e Tera incontrastato... O almeno, così credeva.

Scena II: mortalità rivelata[]

Mentre Kuja si pavoneggiava davanti agli inermi avversari, lo spirito di Garland gli parlò dalla sua mente, rivelandogli il suo vero scopo: rimanere attivo fin quando il vero angelo della morte, Gidan, fosse stato pronto a sostituirlo in via definitiva. Gli rivelò sostanzialmente, di essere un prodotto destinato ad un uso a tempo determinato, che una volta diventato inutile avrebbe cessato di esistere.

Resosi conto di non essere nè più nè meno come i maghi neri che aveva creato, Kuja si abbandonò a una risata isterica e, sostenendo che entrambi i mondi non avessero il diritto di continuare a esistere senza di lui, richiamò Ultima e distrusse Tera. Gidan e i suoi compagni si salvarono provvidenziamente a bordo dell'Invincibile. La distruzione di Tera aveva causato un collasso del sistema di filtraggio delle anime dell'albero di Iifa, indi per cui tutte le anime raccolte dal cristallo di Tera si erano riversate su Gaya riempiendola nuovamente di "nebbia".

Kuja decise di attaccare Gaya dall'interno e aprì un portale per il luogo dei ricordi, proprio sopra l'albero di Iifa, e da lì raggiunse il mondo di cristallo, intenzionato a distruggere ogni cosa.

Atto finale: l'oscurità dell'infinito[]

Mi avete sconfitto... Finalmente smetterò di avere paura. Muoio... ma non da solo... Voi verrete con me!
—Kuja

Grazie all'aiuto di Beatrix, del granduca Cid e di tutti coloro che credevano in loro, Gidan e i suoi amici raggiunsero il luogo dei ricordi, dove, guidati dallo spirito di Garland, sconfissero Shinryu, i quattro Kaos e Adegheiz, prima di ritrovarsi nuovamente di fronte a Kuja. Il jenoma li attaccò, e decise che li avrebbe portati con sè nell'aldilà. Scagliò dunque nuovamente Ultima su di loro, sconfiggendoli all'istante.

Gidan, Garnet, Vivi, Freija, Quina, Eiko e Amarant si ritrovarono infine in una dimensione di oscurità eterna, dove la paura della morte di Kuja aveva preso vita propria. Apparve davanti a loro un'entità nota come Trivia, che era venuta dal mondo del nulla con il solo scopo di distruggere ogni cosa, compresa l'esistenza stessa. I protagonisti lo affrontarono e lo sconfissero, e Kuja usò le sue ultime forze per trasportarli sani e salvi fuori dall'albero. Gidan, però, accortosi che il fratello era ancora vivo, decise di tornare nelle profondità dell'albero di Iifa per salvarlo.

Gidan trovò Kuja in un incavo del tronco proprio alla base dell'enorme albero, che nel frattempo stava inesorabilmente crollando su se stesso. Kuja si scusò e gli chiese perchè mai tanto interessamento nei suoi confronti, specialmente dopo tutto quello che aveva fatto. Gidan gli rispose che non aveva bisogno di un motivo per aiutare qualcuno in difficoltà, e che, in fondo, capiva il perchè di quello che aveva fatto. Improvvisamente, le radici dell'albero cominciarono a collassare, riversandosi minacciosamente verso i due. Gidan si gettò sul corpo del fratello per proteggerlo. L'albero di Iifa crollò.

Non si sa cosa accadde dopo quell'evento, nè tantomeno se Kuja fosse sopravvissuto al crollo del gigantesco albero. Una cosa era certa, però: sia Vivi che Mikoto lo ricordarono come colui che aveva dato la speranza sia ai jenoma che ai maghi neri, che aveva insegnato loro che tutti hanno un'anima e che a tutti è concesso di avere una scelta.

Gli spoiler finiscono qui.

Profilo[]

Aspetto fisico[]

Kuja è un giovane caratterizzato da una delicata ed eterea bellezza, in perfetta coerenza con il suo ruolo di angelo della morte: ha una figura snella ed elegante, un volto levigato e femmineo, profondi occhi blu e lunghi capelli argentei ornati con due lunghe penne. Il suo abbigliamento comprende una giubba violacea molto corta, con le spalle imbottite e parzialmente corazzate e larghe maniche bianche, un perizoma corazzato da cui parte un lungo manto bianco e dorato, scarpe nobiliari metalliche e calze lunghe ornate con gambali di metallo, tutto di colore grigio. Sebbene sia un jenoma, nasconde la sua lunga coda di scimmia per non mostrare la sua natura.

Ad un certo punto del gioco, Kuja riesce a raggiungere lo stato di trance, cambiando radicalmente il suo aspetto e il suo modo di combattere: i capelli diventano rossi, più lunghi e selvaggi, le parti metalliche dei suoi vestiti, fatta eccezione per lo stivale sinistro, si fondono con il suo corpo e vengono coperte da una folta pelliccia rossa; l'abito e le maniche rimangono uguali, ma si strappano in più punti, e una foltissima pelliccia bianca ricopre la coscia sinistra. In questa forma, la coda di Kuja è finalmente visibile.

Personalità[]

Kuja si differenzia molto dagli antagonisti apparsi nei precedenti capitoli della saga di Final Fantasy: è egocentrico e narcisista, ma in modo elegante e poetico, è appassionato di arte, musica e teatro, e ogni frase che dice sembra essere sempre declamata come durante una rappresentazione. Kuja affida sempre ad ogni personaggio il proprio ruolo, ad esempio riferendosi a Daga chiamandola "Passerotto" o a Brahne chiamandola "Donna elefante". La sua natura raffinata si contrappone al suo ruolo di sadico portatore di guerre.
Kuja, più di ogni altro, è suscettibile alle critiche e, da brava star, tratta con sufficienza chi disdegna la sua arte. Si comporta proprio come un bambino viziato, temendo oltremodo la morte e non sopportando che il mondo possa continuare a vivere senza di lui. Benchè più serio rispetto al fratello Gidan, dopo un po' Kuja si rivela molto più infantile di quanto non sia il ladruncolo, arrivando ad impazzire completamente, quando scopre la sua mortalità. Come ogni cattivo, anche Kuja ha un ego grande quanto il suo potere, e con esso un orgoglio che lo porta spesso a commettere errori di giudizio.

Abilità[]

Come antagonista principale, Kuja spicca per le sue eccellenti doti mistiche: eccellente mago e astuto manipolatore, riesce ad infondere parte del suo potere nei maghi neri, creati adoperando un macchinario apposito, alimentato a "nebbia". Dalla "nebbia", Kuja può anche plasmare i nebbiosauri. Abile ingannatore, Kuja riesce anche a dominare la volontà di un intero stormo di Silver dragons e addirittura del potente Shinryu; un altro dei suoi "cuccioli" è il mostro Adegheiz, guardiano del mondo di cristallo.
Nonostante il fisico scheletrico, Kuja è immune agli attacchi fisici: il re dragone Bahamut l'ha pressappoco scalfito.

Quando entra in trance, il potere magico di Kuja incrementa sproporzionatamente. Kuja impara ed usa le migliori magie esistenti, come Energiga, Meteor, Sancta e Flare; il suo incantesimo Folgore astrale è il suo attacco più letale. In trance, inoltre, l'aspetto di Kuja cambia radicalmente: i capelli diventano rossi e le parti metalliche dei suoi vestiti, fatta eccezione per uno stivale, si fondono con il suo corpo e vengono coperte da una folta pelliccia rossa; l'abito e le maniche rimangono uguali, ma si strappano in più punti. In trance è inoltre visibile la coda.

Kuja riesce addirittura a disintegrare Tera invocando la magia Ultima, con cui precedentemente annienta il gruppo di protagonisti, che però si salva provvidenzialmente. Kuja usa Ultima una seconda volta nella battaglia finale contro di lui, sortendo esattamente lo stesso effetto. Quando Kuja invoca Ultima contro i protagonisti, si è obbligati a vincere la battaglia... perdendo!

Gameplay[]

Articolo principale: Kuja (boss), Kuja (Trance)

Kuja è affrontato due volte nel corso del gioco: la prima volta nel disco 3, nel Pandemonium; la seconda nel disco 4, nel luogo dei ricordi. Entrambe le battaglie sono programmate perchè Kuja usi la sua magia Ultima una volta persi tutti gli HP: sebbene il gruppo vinca la battaglia, Kuja, per congruenza di trama, prevale.

Altre comparse[]

Dissidia Final Fantasy[]

Kuja (Dissidia)
Articolo principale: Kuja (Dissidia PSP)

Nell'eterno conflitto tra Cosmos, dea dell'armonia, e Chaos, dio della discordia, Kuja è il rappresentante di Final Fantasy IX dalla parte di Chaos, contrapposto all'eterno rivale Gidan.

Ultimo arrivato tra le fila di Chaos, Kuja è guardato dall'alto in basso dai suoi colleghi più anziani, ma è comunque determinato a mostrare di che pasta è fatto escogitando trappole per i guerrieri di Cosmos: in modo particolare cerca di rompere lo spirito d'iniziativa di Gidan facendolo sentire insicuro e vulnerabile. Inizialmente, Kuja collabora con Exdeath e Kefka ma, quando si ritrova sconfitto in uno scontro con Squall, decide di agire personalmente e attira Gidan a sé con un falso cristallo, ma finisce col catturare Bartz per sbaglio. Durante il climax della storia, Kuja rimane da solo e, impaurito, affronta Gidan nel tentativo di portarlo con sé nell'aldilà.

Kuja è un autentico maestro nel combattimento aereo, che volteggia leggiadro per il campo di battaglia durante l'esecuzione dei suoi attacchi. Tutti i suoi attacchi Audacia si basano su combinazioni di Flare e Sancta, e sono effettuati tramite globi magici che roteano costantemente attorno a lui, mentre gli attacchi PV sono basati sulle sue tecniche più potenti nel gioco originale, inclusa Ultima. In modalità EX, Kuja entra in trance, e ottiene la capacità di volare più veloce e di danneggiare l'avversario semplicemente muovendosi, e ottiene l'accesso a un potente attacco finale che culmina con la magia Ultima.
Il costume di base di Kuja è quasi identico all'aspetto del gioco originale, ma è anche influenzato dallo stile di Yoshitaka Amano, mentre il costume alternativo è un recolor con tonalità di blu, ispirato a un secondo artwork di Amano.

Dissidia 012 Final Fantasy[]

Kuja ricompare nel prequel di Dissidia, sempre come guerriero di Chaos, assieme agli altri suoi compagni. Nella storia principale, compare solamente una volta, ma si scopre di più sulla sua storia tramite gli appunti: Kuja aveva tentato di rovesciare Chaos agendo da spia per conto dei guerrieri di Cosmos e guidandoli verso la terra della discordia, ma sfortunatamente Kefka lo ha scoperto in anticipo e lo ha fatto passare per un traditore, costringendolo ad attaccare i suoi alleati per farli scappare. In seguito, Kefka lo ha reso un suo burattino e lo ha costretto a perdere contro Lightning per fargli perdere i ricordi e fargli un lavaggio del cervello.

Kuja ha qui accesso a due costumi alternativi, uno presente direttamente nel gioco, uno scaricabile dal PSN. Il primo è un altro recolor del costume di base, ma dai toni monocromatici, mentre il secondo è un costume originale disegnato da Hideo Minaba, che si basa sugli abiti dei nobili di Toleno.

Theatrhythm Final Fantasy Curtain Call[]

TFFCC Kuja
L'uomo dietro il caos che devasta il continente della nebbia. Kuja cercava di distruggere il mondo intero, manipolando e portando alla morte la regina Brahne, tradendo il suo creatore Garland e infine attaccando Gidan...

Kuja, nella sua forma in trance, è un boss durante i livelli battaglia di questo spin-off musicale.

Pictlogica Final Fantasy[]

PFF Kuja

Kuja appare come personaggio giocabile in questo spin-off per smartphone.

Final Fantasy Airborne Brigade[]

Kuja è un alleato e un personaggio leggendario invocabile in questo social game.

Abilità:
  • Antima
  • Flare remoto
Abilità Leggenda:
  • Antima

Musica[]

Il tema musicale di Kuja è semplicemente intitolato "Kuja's Theme": è un sinistro componimento per pianoforte accompagnato da percussioni, ed è riprodotto durante molte delle sue comparse.

Durante lo scontro finale nel mondo di cristallo, è riprodotto il tema di battaglia "Dark Messenger", che segue la stessa melodia, ma ad un ritmo più incalzante e suonata con una chitarra elettrica.

Etimologia[]

Nella cosmologia Indù, Kuja è il nome usato per indicare Marte, un pianeta rosso come Tera.

Il nome Kuja potrebbe anche derivare dal sostantivo kujaku, il cui significato è "pavone": quest'animale rappresenta molto bene la personalità altezzosa e vanitosa di Kuja.

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